La Bielorussia è un paese molto ospitale e per ora, ancora abbastanza sconosciuto nonostante vi siano risorse naturali, monumenti storici e artistici di grande valore. Noi, di Giroviaggiando, siamo curiosi per natura ed abbiamo voluto raccontarlo, in piccola parte, attraverso gli occhi, la penna e la macchina fotografica di due inviate veramente speciali: Marina Batsiukova – fotografa e vicepresidente dell’unione fotografi della Repubblica Bielorussa e Lidziya Yaromenka Pottosina, architetto e desiner.
Il nostro viaggio alla scoperta della Bielorussia inizia su un’elicottero dove insieme alla fotografa Marina Batsiukova di Minsk, iniziamo a scoprire la bellezza di questa terra dall’alto.
Volare ci ha subito permesso di vedere e scoprire, sotto di noi fitte foreste, laghi azzurri e i campi dorati.
Non tutti sanno, infatti, che la Bielorussia ha un territorio coperto per più del 40% da foreste e ospita due bellissimi Parchi nazionali.
Il Parco Nazionale Belovezhskaya Pushcha, famoso per i suoi lussureggianti paesaggi e la presenza in libertà del raro Bisonte europeo.
Il Parco Nazionale Pripyatsky si trova in una valle che è anche conosciuta come l’Amazzonia Bielorussa, a causa del numero incredibile di foreste e paludi che vi si trovano. Nel parco vivono 51 specie di mammiferi tra cui cervi, alci, procioni e castori, oltre a animali più rari come la lince e il visone. Se amate il birdwatching non perdete questo magnifico parco con oltre 250 specie di uccelli che migrano verso il fiume Pripyat
Se invece amate il blu, la Bielorussia non ha mari da offrirvi ma più 300 laghi nella regione di Braslav che sono noti come la “Collana blu” della Bielorussia per le loro acque azzurre, che ospitano oltre 30 specie di pesci.
Il colori della natura e del paese oltre ad affascinare turisti e visitatori hanno rappresentato per molti secoli anche un codice identificativo delle varie zone e popolazioni di questa magica terra.
La divisione per colori dello stato unico degli slavi orientali della Rus’ di Kiev: la Rutenia Bianca, la Rutenia Nera e la Rutenia Rossa, esisteva già nel XII secolo. Alla fine del XVI secolo, il nome fu associato al territorio della Bielorussia attuale.
Le origini del nome di “Rutenia Bianca” non sono perfettamente chiare. Secondo la tradizione antica d’Oriente i colori furono collegati ai punti cardinali: il colore bianco era collegato con l’ovest, il blu con l’est, il nero con il nord e il rosso con il sud. Dal punto di vista religioso, la parte occidentale della Rus’ di Kiev, che fu cristiana, si chiamava bianca, quella parte della Rus’ di Kiev, che era pagana, si chiamava nera. Nella lingua russa antica invece la parola “rosso” significava “bello”. Da li’ La Rutenia Bianca, La Rutenia Nera, La Rutenia Rossa.
Alcuni ricercatori hanno interpretato il bianco come l’indipendenza delle terre bielorusse dall’invasione mongola sulla Rus’ di Kiev. Invece altri studiosi suppongono che il nome venga dai capelli biondi, gli occhi azzurri, i vestiti di lino bianchi della popolazione locale.
Storia a parte, una delle cose più belle della Bielorussia è di essere il paese delle cicogne, gli uccelli bianchi che, per tradizione, portano i bambini e proteggono le case. Secondo la tradizione popolare locale, se improvvisamente lasciano il loro nido è un segno cattivo augurio.
Ed in effetti, nella lunga e travagliata storia di questa terra i guai arrivarono sia dall’Ovest che dall’Est. La posizione geografica della Bielorussia, naturale cuscinetto fra Baltico, Impero Russo e Germania da un lato promuoveva ampi legami con il mondo, si pensi ad esempio alla Via Variago-greca da Bisanzio al Mare Baltico, dall’altro, attirava le guerre e le distruzioni. L’intersezione dei due mondi – occidentale e orientale, ortodosso e cattolico, ha avuto un enorme impatto sullo sviluppo della cultura e della lingua nazionale.
Il Borgo di Sulà
Mentre ripercorriamo brevemente le principali tappe della storia bielorussa, continuiamo il nostro volo e sorvoliamo la città di Sulà, la nostra prima tappa, a soli 50 km da Minsk, la capitale della Bielorussia.
Il Parco-Museo Storico Interattivo di “Sulà” è realizzato all’interno di un maniero del XVIII secolo che è stato ristrutturato dal nulla pochi anni fa. Il complesso si trova in un luogo pittoresco sulle rive del fiume, Sulà che da il suo nome anche alla cittadina che stiamo visitando.
La ricostruzione del maniero è partita da nulla. Tra tutti gli edifici originari sono sopravvissuti soltanto la stalla e la base del palazzo. Nel 1939, quando la Bielorussia occidentale è passata dalla Polonia alla Russia sovietica, la proprietà è stata nazionalizzata, tutti gli oggetti di valore furono confiscati. Il palazzo venne fatto saltare in aria perchè considerato un simbolo imperialista.
L’ultima proprietaria del maniero di Sulà è stata la principessa Elzhabieta Lenskaya. Il suo antenato più famoso fu il primo bielorusso ad avere nel 1518 il titolo di principe del Sacro Romano Impero ed il relativo stemma cavalleresco, il più antico del paese.
Anche la principessa Elzhabieta fu considerata dai sovietici un simbolo imperialista e fu condannata all’esilio, ma gli abitanti del villaggio si opposero e la salvarono non permettendo ai commissari del popolo di arrestarla .
Per il resto della sua vita Elzhabieta Lenskaya ha vissuto a Sulà, in una piccola casa della sua ex cameriera. Raccontano gli abitanti che poco prima della sua morte, Elzhabieta abbia regalato agli abitanti di Sulà gli oggetti e i gioielli familiari sopravvissuti, in segno di affetto e ringraziamento. Quasi mezzo secolo dopo, la maggior parte dei doni sono stati restituiti dagli abitanti o dai loro eredi e sono diventati la base di partenza della collezione del museo.
Un’altra perla di Sulà è la chiesa cattolica di San Giuseppe, la cui costruzione fu finanziata ancora dalla famiglia di Lenskiy.
La storia della chiesa è straordinaria e ci racconta un’altra bellissima storia.
Nell’ottocento, Sulà faceva parte dell’Impero Russo quindi per costruire una chiesa cattolica, era necessario ottenere il permesso da San Pietroburgo. Un abitante di Sulà, Antonio Tour, tre volte provò ad andare nella capitale imperiale con una petizione, ma la richiesta fu sempre rifiutata. Nel 1866, dopo il terzo rifiuto, Antonio Tour portò un’enorme masso su una collina sabbiosa, dove pensava di costruire la sua chiesa. Sul masso scrisse: “Qui verrà costruita una chiesa cattolica”.
Per questa sua iniziativa, Antonio Tour fu esiliato per 12 anni in Siberia con la sua famiglia. Fortunatamente fu liberato qualche anno dopo grazie ad un’amnistia e nel 1905 finalmente ricevette il permesso di costruzione con l’unico obbligo di costruire la chiesa in quattro anni. L’obiettivo, tanto atteso, fu raggiunto anche grazie alla supervisione ed all’impegno di Elzhabieta Lenskaya.
Ma torniamo a visitare il Parco Museo.
Passeggiando all’interno del Parco possiamo vedere l’edificio principale con le colonne realizzate nello stile del classicismo settecentesco. Si tratta della Royal Assembly in pietra di cava tagliata, coronato da una torre con l’orologio della città che suona esattamente ogni ora con una originale modulazione. Dietro le porte di vetro dell’Assemblea, vedrai la sala dei cavalieri con una collezione di arazzi e immagini, illuminata con lampadari medievali e torce fatte a mano.
Dopo il Palazzo, potrai visitare la scuderia con una sala da equitazione e incontrare i suoi bellissimi inquilini, il mulino, la fucina, la “Ghiacciaia” – un singolare edificio dove il cibo veniva conservato sul ghiaccio tritato tutto l’anno, la piccola distilleria, la casa per la servitù, la tomba della famiglia a forma di rotonda, lo stagno e il parco, magnifico cuore botanico con alberi particolari provenienti da tantissime parti del mondo. l lavori di restauro del maniero sono durati per otto anni, ripristinando l’antico splendore nobiliare. Oggi è difficile credere che fino a qualche decennio fa nella zona c’erano solo erbacce e una discarica.
Se amate le sorprese gastronomiche non perdete il ristorante interno di cucina locale. La particolarità di questo ristorante è che i prodotti per i suoi piatti vengono coltivati proprio qui, nella fattoria del Castello. Ciò significa che i latticini biologici freschi, le verdure e le uova saranno sempre sulla tua tavola a km 0. Ne menù troverete deliziosi piatti delle cucine dei popoli di questo territorio, per secoli parte del Granducato di Lituania, ricreati secondo antiche ricette trovate negli archivi di Minsk e Vilnius.
Si può visitare questo originale parco-museo per un giorno, organizzare una vacanza con la famiglia, oppure è possibile trascorrere un weekend indimenticabile soggiornando, all’interno della struttura in varie sistemazioni dall’elegante Hotel Boutique, in stile settecentesco, alla Casa del Vichingo, che susciterà sicuramente la curiosità e la passione dei vostri bimbi.
I locali dell’ex stalla sono stati trasformati in una galleria, dove si organizzano concerti di musica tradizionale bielorussa e si mostrano le opere degli artisti bielorussi . I muri di pietra della stalla sono spessi quasi 2 metri. Sono stati restaurati secondo una ricetta antica con il latte acido, con la calce e con l’argilla.
I Castelli di Mir e Niasvizh, patrimoni Unesco
Nelle vicinanze di Sulà si trova la vecchia città bielorussa Rakov, con il suo piccolo e antico centro storico. A qualche ulteriore kilometro di distanza due altre importanti perle turistiche della Bielorussia: il Castello di Mir, antica fortificazione del XVI secolo ed uno dei siti bielorussi Patrimonio Unesco, ed il Castello di Niasvizh, una struttura storica di rara bellezza, anch’essa patrimonio tutelato dall’Unesco.
Entrambi i castelli rappresentano il lascito dei Radziwill, una famiglia di nobili lituani che salì alla ribalta della storia, quando la Bielorussia era parte del Granducato di Lituania. Il Castello di Nyasvizh è un grandioso complesso con oltre 30 stanze, con ricchi interni che ricordano i grandi palazzi di epoca zarista di San Pietroburgo.
Il Castello di Mir conquista i visitatori con il suo esterno estremamente pittoresco. Con le sue cinque torri che si riflettono perfettamente in un laghetto adiacente. I due castelli distano solo 35 km l’uno dall’altro, e costituiscono quindi una combinazione perfetta per una gita in giornata.
Scoprire Minsk
Rientrati a Minsk, dedicate un po’ di tempo anche visita dell’affascinante Museo della Linea Stalin. Il Museo raccoglie un’imponente collezione di equipaggiamenti militari sovietici disposti in un grande campo che un tempo faceva parte della ‘Linea Stalin’, un baluardo difensivo che si estendeva per oltre 1000 km lungo il confine occidentale dell’Unione Sovietica prima della seconda guerra mondiale. Il museo è una tappa imperdibile per gli appassionati della seconda guerra mondiale.
La città è attraversata dal fiume Svislac, da ammirare specie nei mesi invernali quando è ghiacciato. Poco lontano dal centro si può ammirare la Cattedrale Ortodossa di Santo Spirito ed anche molte chiese cristiane risalenti alla metà del XVII secolo.
Se volete completare questo percorso, iniziato nel verde della natura, con una pausa più commerciale e rilassante, dirigetevi verso Independence Square, che con i suoi 7 ettari è una delle più grandi piazze pubbliche di tutta Europa, ed è perfetta per una passeggiata serale in cui ammirare le graziose fontane d’acqua e le luci danzanti. Da non perdere anche Independence Avenue, che funge da arteria principale della città e offre caffè, ristoranti e opportunità di shopping.
Informazioni Covid 19
In risposta all’emergenza sanitaria causata da COVID-19, le Autorità bielorusse hanno introdotto per i passeggeri in arrivo dall’Italia l’obbligo di isolamento fiduciario per 10 giorni. Inoltre è previsto anche l’obbligo di produrre, all’arrivo in aeroporto, un test PCR di negatività al COVID-19 rilasciato non più di 3 giorni prima della data di arrivo. Il test in questione deve essere redatto in lingua inglese, russa o bielorussa. Non è possibile ripartire dal Paese prima della scadenza del periodo di isolamento fiduciario di 10 giorni.
Si rammenta che la normativa italiana in vigore prevede il rientro in Italia solo a determinate condizioni. Si raccomanda di prendere visione della normativa sul sito web www.governo.it e www.esteri.it
Marina Batsiukova – fotografa, curatrice, vicepresidente dell’unione fotografi della Repubblica Belarus.
Nata e lavora a Minsk (Belarus).
Ha iniziato la sua carriera come fotografa presso i laboratori creativi dell’Accademia delle belle arti a Minsk.
I temi principali nella sua ricerca fotografica sono: lo stato psicologico dell’individuo;i suoi rapporti con l’ambiente e il comportamento umano nella società.
Le opere sono state esposte in mostre personali e collettive in Bielorussia, Slovacchia, Lituania, Repubblica Ceca, Russia, Ucraina, Azerbaijan, Georgia, Armenia, Israele.
Il websito: https://marynabatsiukova.com
Lidia Yaromenka Pottosina – architetto, dottoressa in architettura, designer d’interni, brand identity designer.
Nata a Tomsk (Siberia, Russia), da Minsk (Belarus), vive e lavora a Roma.
Il websito http://www.pottosina.com/
Instagram https://www.instagram.com/lidiapottosina/