Abbiamo da poco lasciato i dolci natalizi, festeggiato il nuovo anno e salutato la Befana e come da tradizione, dopo un po’ più di un mesetto di buoni propositi di dieta e tisane depurative, ci buttiamo nel Carnevale e nelle sue dolci tradizioni.
Noi da previdenti GiroViaggiatori, abbiamo iniziato per tempo a festeggiare il Carnevale, decidendo di partecipare e vivere il “Carnevale Nepesino“, che si svolge nel bellissimo Borgo di Nepi (VT) ed inizia nei giorni successivi alla festa di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio.
Il Borgo di Nepi si trova in quella bellissima area naturale della Provincia di Viterbo che coincide con l’antico territorio dei Falisci, popolo affine ai Latini, che abbiamo già incontrato visitando la vicina Civita Castellana.
Il Borgo di Nepi deriverebbe il suo nome dalla parola etrusca Nepa, ovvero acqua. Quindi Nepi, città ricca di acque, come ogni visitatore può verificare, ammirando e fotografando le cascate dei Rii Falisco e Puzzolo che delimitano il costone di tufo su cui è costruita la città. Secondo la leggenda durante la fondazione della città, circa 500 anni prima di Roma, un particolare serpente acquatico, adorato da questi antichi popoli come divinità, uscì allo scoperto mentre il mitico fondatore Termo Larte era intento a tracciare il solco del pomerio del nuovo insediamento. Questo venne interpretato come simbolo di buon auspicio e la città venne consacrata alla divinità che aveva voluto manifestarsi proprio durante il sacro atto della fondazione.
Ancora oggi il territorio di Nepi è legato alle sue acque, tanto che il motto latino sullo stemma della città recita: “La città di Nepi, nobile e potente, nei cui campi fertilissimi sgorgano acque salutifere“. Una di queste fonti “salutifere” è attiva ancora oggi e viene imbottigliata e commercializzata con il marchio conosciuto dell’Acqua di Nepi. La sorgente dell’ Acqua di Nepi è situata in una isolata valle verdeggiante di circa 240 ettari. Il bacino idrogeologico si trova su terreni di natura vulcanica che conferiscono all’acqua le sue proprietà digestive e la sua sottile effervescenza, particolarmente apprezzata.
Costruita lungo la Via Amerina, antica strada che dall’etrusca città di Veio portava all’attuale borgo di Amelia (Tr), in Umbria, Nepi entrò molto presto nell’orbita politica e territoriale di Roma, divenendo uno dei primi “Municipi” romani del territorio.
Ma il vero periodo d’oro della cittadina inizia con l’arrivo di Rodrigo Borgia, futuro Papa Alessandro VI, come Governatore della città, nel 1479. Da quell’evento la storia e lo sviluppo di Nepi si incrociano con la vita della Famiglia Borgia, sia con quella del futuro Papa Alessandro che dei suoi due figli Lucrezia e Cesare.
Terminata nel sangue la dominazione dei Borgia, dopo vari passaggi di mano, a Nepi inizia nel 1537 l’età Farnesiana, quando eletto Pontefice Paolo III, nomina il figlio Pier Luigi Farnese, Duca di Nepi. In questo periodo che vide il governo del casato farnese, grandi opere vennero improntate in tutta la città, tanto che quando Pier Luigi Farnese nel 1545, fu nominato Duca di Parma e Piacenza, gli abitanti chiesero, con una specifica petizione al papa Paolo III di rimanere sotto il dominio di un membro della Famiglia Farnese. Il Papa nominò, a quel punto, il nipote, Cardianale Alessandro Farnese il giovane, a cui si deve anche il Palazzo di Caprarola, che abbiamo visitato qualche mese fa.
Visitando Nepi
Raggiungiamo Nepi attraverso la cosiddetta porta Trionfale. Prima di accedervi ci troviamo davanti ad uno degli scorci più famosi della città. Ai nostri piedi la cascata di “Cavaterra” che sprofonda nella sottostante forra. Il nome della cascata e del piazzale, si riferisce ai lavori di sbancamento effettuati dal Sangallo per rendere più efficaci le mura stesse. Mura realizzate con il doppio sistema della porta e della controporta, con uno spazio-filtro, per bloccare ulteriormente l’eventuale nemico, posto sotto il fuoco delle armi nell’angusto spazio compreso tra le due porte, una volta penetrato nella prima. Visto che siamo pacifici viaggiatori superiamo senza dover combattere questo primo sistema difensivo ed entriamo nel Borgo dalla Porta Borgiana.
In attesa dell’inizio della sfilata dei carri allegorici del Carnevale Nepesino, sfruttiamo il tempo a disposizione per fare quattro passi nel Borgo e scoprire le tante testimonianze rinascimentali che racchiude.
La Rocca Borgiana
Passeggiando per il Borgo, lungo il Corso principale, troviamo la Rocca Borgiana.
La Rocca si presenta con una pianta quadrangolare con quattro bastioni circolari, di diverso diametro. Il modello attuato per Nepi, è decisamente meno innovativo della contemporanea rocca di Civita Castellana, anch’essa realizzata da Antonio da Sangallo per Alessandro VI. Anticamente si accedeva alle fortificazioni attraverso una porta su largo del Franile, successivamente venne realizzato un ingresso molto più ampio, che permette di accedere direttamente nella corte principale. Purtroppo, passata l’epoca d’oro rinascimentale, la Rocca fu usata dagli abitanti come cava di materiali di pregio ed oggi restano solo resti parziali. Entrati nel piazzale, a destra del corpo residenziale, troviamo i resti delle cucine. sempre dal piazzale si accede alla cosiddetta “Sala Nobile” dalla porta centrale. Essa conserva ancora intatto il pavimento a mattoni disposti a spina di pesce, mentre purtroppo il crollo delle volte non permette di godere a pieno degli antichi spazi. Dalla sala nobile, attraverso una porta e salendo alcuni gradini, si accede alla parte più antica del complesso. Questo nucleo è affiancato dalle due torri superstiti. A sinistra quella a base trapezoidale alta 17 metri e a destra la circolare, il mastio, alta 26 metri. Tramite una scala recentemente ripristinata è possibile raggiungere, con un pò di impegno fisico, la cima della torre più alta, da cui si gode una meravigliosa vista del Borgo di Nepi.
La Rocca è purtroppo visitabile solo con visita guidata ad orario. La visita deve essere prenotata presso il Museo Civico di Nepi. Vi consigliamo di farlo per evitare di trovarla chiusa…
Proseguendo ed entrando nel centro storico del borgo di Nepi incontriamo prima la Chiesa di Santa Maria Assunta e successivamente il Palazzo Comunale con l’annesso Museo Archeologico.
La chiesa di Santa Maria Assunta
La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Nepi, e concattedrale della diocesi di Nepi – Civita Castellana. Secondo un’antica tradizione sorgerebbe nel luogo un tempo occupato dal tempio pagano dedicato a Giove.
L’interno della chiesa è molto suggestivo, ricco di affreschi realizzati da Domenico Torti e dal Di Mauro nella seconda metà del XIX secolo, raffiguranti episodi della vita di Maria Vergine. Nella volta invece è raffigurata la Incoronazione di Maria fra diversi Santi, fra cui san Pio V, che fu vescovo di Nepi, e i Santi patroni Tolomeo e Romano e Santa Savinilla. Sotto l’altare maggiore, in un sarcofago marmoreo sono conservate le reliquie di san Romano. Ma quello che colpisce ed incuriosisce i visitatori sono i dipinti alle pareti che sembrano essere rivestimenti in tessuto.
La cripta risale all’XI secolo ed è sorretta da 24 colonne con una variegatissima tipologia di capitelli, provenienti probabilmente da pre esistenti edifici romani, e vero e proprio esempio del simbolismo ed del “riciclo artistico” tipico dell’architettura medioevale.
Il Palazzo Comunale
Il Palazzo Comunale di Nepi, fu iniziato nel 1542 da Antonio da Sangallo il Giovane e terminato solamente nel 1744. L’edificio sorge sull’omonima piazza principale realizzata sopra l’area del Foro della città Romana. La presenza a poche decine di metri della Cattedrale e dell’attiguo Palazzo Vescovile, sedi del potere spirituale, sottolinea quello che è uno dei cardini della società medievale: l’esistenza di due poteri di riferimento, quello Spirituale e quello Temporale. Nel 1727, a seguito del completamento dell’acquedotto, nell’arcata centrale del portico, fu inserita una fontana, raffigurante lo stemma della città.
Nel piano inferiore del vicino edificio scolastico si trova il Museo civico della Città di Nepi. È composto da una collezione di diversi oggetti, soprattutto corredi funerari, provenienti da siti archeologici del territorio nepesino, di epoca falisca, romana e medievale. Interessante la sezione dedicata alle ceramiche medievali e rinascimentali e agli apparati decorativi, trovati durante gli interventi di restauro della Rocca Borgiana.
Uno dei pezzi forti della collezione è la testa marmorea raffigurante l’imperatore Augusto capite velato che dopo circa 40 anni è stata restituita dal Museo del Parco del Cinquantenario di Bruxelles. Infatti la scultura era stata rubata negli anni ‘ 70 del secolo scorso per poi finire in Svizzera ed essere acquistata in buona fede dai Musées royaux d’Art et d’Histoire del Belgio. Grazie alla collaborazione fra le istituzioni, nel 2016, la testa di Augusto è potuta ritornare al suo luogo d’origine ed è attualmente in esposizione all’interno del Museo.
Il Carnevale Nepesino
Suoni, luci e danze ci distraggono dal silenzio del museo ed interrompono la nostra visita. Pochi passi e siamo ancora sul Corso ad ammirare carri allegorici, gruppi mascherati, bande e Majorette che danno un gioioso e caloroso inizio al Carnevale. Ci colpisce la grande partecipazione di tutti gli abitanti del paese, grandi e piccoli, perchè la festa è bella e completa grazie al contributo di ognuno.
Le ore scorrono in allegria tra vino, dolci, coriandoli e stelle filanti. Lasciando Nepi, a fine giornata, riprendiamo la via di casa fra colline e boschi e ci vengono in mente le parole con cui Massimo D’Azeglio, visitando Nepi nel 1821, dipinse, prima con le parole e poi con i pennelli, la natura di questo splendido piccolo Borgo:
… “Una delle più belle e pittoresche parti della campagna romana è quella che incomincia a Nepi, e si stende fino al Tevere. Il fondo delle vallate è fresco e verdeggiante pei grandi alberi ed ombre opache, le correnti, i filetti d’acqua, i ristagni ove questa impaluda; che ora si vedono e riflettono il verde della campagna o l’azzurro del cielo, ora rimangono confusi o celati sotto la volta di una robusta fitta vegetazione. Non ho mai veduto un più ricco tesoro di bellezze naturali per lo studio del paesaggio.”
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