Narrano le leggende che il divino Ercole passasse un giorno tra i Monti della Selva Cimina e, pregato dai pastori della zona che lamentavano scarsità d’acqua per le loro greggi, piantasse un pesante palo nella terra per poi estrarlo e fare sgorgare l’acqua da una nuova sorgente. Sorgente così inarrestabile da creare in poco tempo un lago, esistente ancora oggi: il Lago di Vico. Mai avrebbero immaginato quei leggendari pastori che le loro lamentele avrebbero trasformato, nei millenni successivi, quella zona impervia ed incolta adatta solamente alle capre in uno dei più famosi gioielli artistici ed architettonici del Rinascimento, presenti nel Lazio: il magnifico Borgo di Caprarola e Palazzo Farnese.
L’odierno Borgo di Caprarola si trova nel versante sud dei Monti Cimini, ad est rispetto al Lago di Vico, arroccato su uno sperone tufaceo ed è posto tra le vie consolari Cassia e Flaminia. Contrariamente alla leggenda appena citata, le prime tracce storiche di Caprarola risalgono all’epoca medievale. Il piccolo Borgo è all’epoca conteso da diverse famiglie feudatarie, nel 1275 è conquistato dagli Orsini, ma per poco tempo, poi dai Prefetti di Vico, che lasciarono in eredità alla zona il loro nome. Dal 1370, furono i Conti d’Anguillara a comandare fino a che nel 1435 Caprarola cadde sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede.
Fu però nel XVI secolo che Caprarola conobbe il massimo splendore, quando i Farnese, con la nomina a Papa del cardinale Alessandro Farnese, con il nome di Paolo III, e con la costituzione del Ducato di Castro, estesero notevolmente il proprio dominio costruendo fastose ville e castelli. E quì, a Caprarola fu costruita la residenza che doveva celebrare il livello di ricchezza e di potenza che questa nobile famiglia aveva raggiunto grazie al nuovo Pontefice: il Palazzo Farnese.
Visitare questo palazzo significa dunque vedere una grande scenografia del potere di fine ‘500, conoscere fatti e personaggi di un’epoca densa di arte, bellezza, ricchezza e, contestualmente, di miseria, intrigo e valori sociali che noi oggi abbiamo difficoltà a comprendere.
La storia della famiglia Farnese documenta tutto questo.
Durante il 1400 e fino agli inizi del 1500 i Farnese non furono che una delle tante famiglie benestanti feudatarie dell’alto Lazio. Devono la loro ascesa politica alla sorella del futuro papa, Giulia Farnese, detta la Bella, amante preferita di papa Alessandro VI Borgia. Grazie al ruolo rivestito da Giulia, Alessandro viene nominato Cardinale nel 1493 senza neanche essere ordinato prete, ma l’apoteosi della famiglia arriva quando sempre Alessandro Farnese, viene eletto papa col nome di Paolo III nel 1534.
Paolo III sarà l’ultimo papa del Rinascimento. Roma è ancora scossa dalle vicende del sacco dei Lanzichenecchi dell’Imperatore Carlo V (1527) e dilaga ormai lo scisma luterano. Paolo III si trova ad affrontare la svolta epocale della Chiesa Cattolica: La Controriforma. E per quei tanti chiaroscuri della nostra storia rinascimentale, è’ lui il papa che convoca il Concilio di Trento nel 1545. Ad Alessandro, che deve la sua nomina a Cardinale alle “grazie femminili della sorella”, tanto da essere chiamato dai suoi colleghi del “Sacro Collegio” il Cardinal Gonnella, il destino affida la rinascita della Chiesa cattolica. A lui si deve anche il riconoscimento del nuovo ordine dei Gesuiti nel 1540 e l’istituzione della Congregazione del Sant’uffizio (Inquisizione) nel 1542.
Perfettamente in linea con la cultura dell’epoca e con i suoi predecessori Leone X e Giulio II, Paolo III fu anche uno dei papi mecenati più importanti della storia. Fu durante il suo pontificato che Michelangelo dipinse Il Giudizio Universale nonché gli affreschi della Cappella Paolina al Quirinale. In questo clima di mecenatismo si forma anche il nipote, sempre cardinale, Alessandro Farnese il giovane, che completerà il progetto lasciato incompiuto da suo nonno: la Villa Farnese a Caprarola.
Scopriamo Palazzo Farnese
Il meraviglioso palazzo inizialmente doveva avere caratteristiche difensive, come era comune nelle dimore signorili del territorio laziale tra XV e XVI secolo. Visto il carattere difensivo, il progetto venne inizialmente affidato ad Antonio da Sangallo . I lavori iniziarono nel 1530, ma furono sospesi nel 1546 a causa della morte del Sangallo. Il cardinale Alessandro il Giovane, insediatosi a sua volta a Caprarola, volle riprendere il progetto del nonno Papa, così, nel 1547, affidò il cantiere al Vignola, ma i lavori ripresero solo nel 1559, dieci anni dopo la morte di Paolo III. Il Vignola modificò radicalmente il progetto originale: la costruzione, pur mantenendo la pianta pentagonale dell’originaria fortificazione, venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la residenza estiva del cardinale e della sua corte.
Vignola fece anche tagliare la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo e, allo stesso tempo, integrarlo armoniosamente col territorio circostante; inoltre fu aperta una strada rettilinea nel centro del paesino sottostante, così da collegare visivamente il palazzo alla cittadina ed esaltarne la posizione dominante su tutto l’abitato. Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani” (che hanno lo stesso nome dei giardini della famiglia sul colle Palatino a Roma), uno splendido esempio di giardino tardo-rinascimentale, realizzato attraverso un sistema di terrazzamenti alle spalle della villa, collegati con la residenza attraverso dei ponti.
L’interno del Palazzo è pieno affreschi che dovevano, partendo dal mito, rappresentare lo sfarzo della famiglia Farnese ed in particolare del Cardinale e che furono ispirati dal poeta e drammaturgo Annibal Caro. Il palazzo è diviso in vari spazi di concezione “moderna”: la parte nobile, dove risiedeva il Cardinale era suddivisa in zona invernale, soleggiata ed esposta a sud ovest, e zona estiva, ombreggiata ed esposta a nord est. Le zone della servitù erano separate dalla zona del cardinale e vennero addirittura ricavate aree di servizio sia nei piani bassi del Palazzo, sia nelle intercapedini dei muri. Annesse alle stanze della servitù vi erano le cucine ed i magazzini. Tutta la zona della servitù era collegata dalla speciale “scala del cartoccio”, che sale nascosta all’interno delle pareti fino al tetto e che, per la sua forma elicoidale permetteva di far scendere, mediante una guida scolpita nel corrimano, un cartoccio di carta, con all’interno sabbia o sassolini, in modo da far giungere velocemente ai piani inferiori messaggi e comunicazioni del cardinale. Contraltare di questa scala elicoidale “di servizio”, esisteva invece una magnifica scala nobile, che collegava il cortile del palazzo al Piano Nobile dove il cardinale risiedeva. La scala ruotava intorno a 30 colonne di peperino, attraverso le quali, secondo la leggenda, il cardinale passava a cavallo per raggiungere il proprio appartamento.
Nella zona estiva del Palazzo sono collocate la camera da letto del cardinale, detta Camera dell’Aurora, e la camera delle celebrità, detta Stanza dei Fasti Farnesiani, con gli affreschi, eseguiti da Taddeo Zuccari, che riassumono i grandi successi della famiglia Farnese. E’ l’ambiente che più di ogni altro celebra esplicitamente gli avvenimenti storico-religiosi che hanno contribuito all’affermazione della potenza dei Farnese con un particolare riguardo per il Cardinale Alessandro, committente del Palazzo. Peccato che, con un pizzico di ironia, fra i tanti personaggi celebrati nei dipinti presenti nella sala, manchi totalmente Giulia Farnese, ai cui “fasti femminili” debbono molto le fortune successive dei Farnese…
Oltre questa stanza celebrativa è posta l’Anticamera del Concilio, che prende il nome dall’affresco del Concilio di Trento, sempre opera di Taddeo Zuccari; nella stessa stanza vi è un affresco che celebra la nomina a Pontefice di Paolo III. Famosissimo, in questa sala, è l’affresco che rappresenta il Concilio di Trento, inaugurato dallo stesso Papa nel 1546 ed in cui sono effigiati, in primo piano sulla sinistra, anche gli eretici Calvino, Lutero e lo svizzero Zwigli.
Successivamente si apre la Sala di Ercole, che prende anch’essa il nome dagli affreschi presenti e che ricordano la leggenda che abbiamo raccontato all’inizio di questo post.
Il percorso prosegue con la suggestiva Sala del Mappamondo con le carte geografiche dipinte sulle pareti che rappresentano i quattro continenti allora conosciuti. Questa tipologia di sale è tipico delle ville e dei palazzi rinascimentali, periodo in cui le scoperte geografiche ed astronomiche conoscevano un enorme impulso. Anche il corridoio delle Carte geografiche, visibile oggi nel percorso dei Musei vaticani, risale a quest’epoca ed a questa filosofia scientifico-divulgativa. Le pareti della sala raffigurano il mondo conosciuto a metà del ‘500: manca infatti l’Australia mentre l’Antartide è erroneamente confusa con la Terra del Fuoco. Sulla volta è dipinto un grandioso sistema planetario con le costellazioni dello zodiaco e nelle finte nicchie sopra le porte sono immortalati i ritratti di Magellano, Marco Polo, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Fernando Cortez, conquistatore del Messico.
Il bellissimo Palazzo è stato, negli anni, una magica scenografia per più di 40 film e fiction di successo: da “State buoni se potete” con Jonny Dorelli ed Angelo Branduardi, a “Preferisco il Paradiso” con Gigi Proietti; da “Fracchia contro Dracula” di Paolo Villaggio al Padrino Parte III.
Il Borgo di Caprarola
Il borgo di Caprarola, molte volte trascurato dai turisti, concentrati sul solo Palazzo Farnese rappresenta invece un esempio di urbanistica rinascimentale progettato dal Vignola che fece tagliare l’antico borgo medievale per realizzare una spettacolare via dritta in salita, dai piedi del paese fino al Palazzo Farnese.
Anche in questo caso la progettazione architettonica di nuovi borghi, alla ricerca della città urbanisticamente perfetta è un mito culturale del Rinascimento che trova in Italia varie applicazioni. Oltre a Caprarola vogliamo ricordare Pienza, in Toscana, voluta da un altro Papa Mecenate Pio II Piccolomini.
La costruzione del nuovo asse viario con le sue cinque piazze equidistanti, modificò l’antico impianto urbanistico tramite l’abbattimento di castelli, chiese e numerose abitazioni private; per rimediare ai disagi, causati alla popolazione, il cardinale Alessandro favorì la costruzione di nuovi palazzi, lungo il maestoso viale realizzato da Vignola.
Lungo questa scenografica via dritta, sorgono oggi i monumenti principali del Borgo: la Chiesa medievale di Santa Maria Assunta, Palazzo Gherardi, costruito nel 1573 da Mattia Gherardi, Maestro generale delle Poste Pontifice, la Fontana delle tre Cannelle, unico monumento pre farnesiano, e quella delle Boccacce, usate come pubblico lavatoio fino al 1960.
La nostra visita di Caprarola non può però dirsi completa senza aver assaggiato il prodotto tipico locale e di tutti i Monti Cimini: la nocciole. Il territorio della Provincia di Viterbo risulta essere, infatti, il più grande produttore di nocciole d’Italia e Caprarola è nota per i dolci tradizionali a base di nocciole, come i tozzetti, amaretti, pampepati e la crema di nocciole da spalmare sul pane o per guarnire dolci. Il più famoso dei dolci in cui vengono usate le nocciole dei Cimini è il “Bacio Perugina”. Pensateci la prossima volta che ne scartate uno…
Arte, storia, architettura, bellezza, prodotti di qualità, dolcezza, tutto questo è Caprarola e non può stupire che, da parecchi anni, faccia parte, con merito, dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia. Nata per celebrare i fasti di una sola famiglia, Caprarola rappresenta un sogno esclusivo di un Cardinale, diventato invece realtà per tutti coloro che come noi, avranno la curiosità di visitarlo.
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